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Lucio Sandon
08 giu 2021
In MAGAZINE TraLeRighe
Di Lucio Sandon già da qualche tempo mi ripromettevo di leggere “La macchina anatomica”, poi, nel luglio 2019, ha pubblicato “Cuore di ragno” e ho deciso di fare la sua conoscenza partendo da questo romanzo. A lettura completata, mi riesce veramente difficile inquadrare il libro in un genere letterario preciso, in quanto ha tutte le caratteristiche del thriller — per la capacità che ha di tenere il lettore sulle spine in attesa, ogni volta, del successivo colpo di scena — del romanzo storico, del fantasy e della narrativa per ragazzi. Quello che è certo, però, è che, nel “Cuore di ragno”, Sandon ha saputo combinare sapientemente questi generi letterari, facendo in modo che del libro possano godere tutti, indipendentemente dal genere letterario preferito. Per quanto sia lo stesso autore a mettere in guardia il lettore dal considerare gli eventi che racconta come interamente veritieri (soprattutto nella loro successione cronologica), quello che più mi ha colpito di questo romanzo è la precisione con cui si dà conto del contesto storico in cui si muovono i protagonisti (per intenderci, quello garibaldino), tale da far ritenere quei fatti effettivamente accaduti e da farmi ripromettere di approfondire quel pezzo della storia d’Italia, fatta di eroi e di briganti, soprattutto per stabilire — per quanto sia possibile — chi siano i primi e chi i secondi, visto che non sempre i libri scolastici ce la raccontano giusta. Quella di Sandon è una penna eccellente, non solo capace di inventare delle storie, ma anche di raccontarle e di descriverle come meglio non si può.
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Lucio Sandon
08 giu 2021
In MAGAZINE TraLeRighe
È meglio specificarlo: il Molise è la più giovane, la più piccola, la più sconosciuta e la più misteriosa delle regioni italiane, al punto che qualcuno male informato crede addirittura che sia un sogno e che non esista. Apparso per la prima volta nel 2009 ad opera del fumettista Leo Ortolani, un piccolo scherzo portò all’affermazione che il Molise non esiste, e invece il Molise confina con Abruzzo, Lazio, Campania e Puglia, quindi sicuramente qualcuno ci sarà passato dentro, giusto? Ma fateci caso, da qualunque lato ci si avvicini a questa regione, tutto il paesaggio è coperto da una catena montuosa che, guarda caso, cela la vista della regione al visitatore esterno. Passando sull’autostrada A16, fino a poco tempo fa, un cartello vi avvertiva che stavate lasciando l’Abruzzo per entrare in Puglia, e viceversa. Il Molise non era contemplato. La scoperta nel 1979 di uno dei più importanti insediamenti preistorici testimonia invece la frequentazione del territorio della città di Isernia nell’anno 736.000 a.C. (non è un errore di stampa: settecentotrentaseimila anni prima della nascita di Nostro Signore). Molto prima dell’avvento dei Romani, presso alcuni popoli della parte centro-meridionale della penisola italiana in caso di carestie o per occasionali eccessi di pressione demografica si celebravano riti propiziatori alla migrazione in altri luoghi più favorevoli: si trattava del cosiddetto Ver Sacrum o Primavera Sacra. I figli maschi nati in primavera erano dedicati al dio sannita Mamerte: venivano considerati sacri ma al momento di raggiungere la maggiore età dovevano allontanarsi. I giovani migranti partivano così al seguito di un totem, raffigurante una divinità o un animale sacro, che avrebbe indicato loro un luogo in cui stabilirsi. I Piceni seguirono Pik, il picchio. I Marsi il totem del dio della guerra, Marte. Gli Irpini avevano come simbolo il lupo Hirpus, i Lucani Luk, la Luce, mentre i Pentri, il popolo dei monti del Molise, avevano come simbolo il bisonte selvaggio. Nel 91 a.C. i Sanniti si ribellarono ai Romani e le varie città del futuro Molise formarono la cosiddetta Lega Sociale che ebbe centro a Corfinio. Quando Corfinio, ora in Abruzzo, fu occupata dalle legioni di Silla, i confederati spostarono la capitale a Isernia: tra le sue mura ciclopiche la Lega prese il nome di Lega Italica, usando per la prima volta nella storia questo nome quale attributo di un’entità statale, e incidendo per la prima volta il nome “Italia” sulle proprie monete. A buon diritto, quindi, Isernia rivendica il titolo di Prima Capitale d’Italia. Con la conquista dell’Italia meridionale da parte dei Normanni, i nobili de Moulins, titolari della contea di Bojano, ne estesero i confini sui territori di Venafro, Isernia, Trivento e Larino: il nuovo contado prese il nome dai conquistatori e quindi da Moulins-la-Marche, la località normanna della loro origine. Jacques de Molay, morto sul rogo nel 1314, fu l’ultimo Gran Maestro dei Templari... Il cognome vi dice qualcosa? D’altra parte il Molise è letteralmente disseminato di simboli templari: basta un po’ di attenzione per scoprirli nelle basiliche, nei castelli e anche sui davanzali di qualche antica casa privata. Attualmente il Molise è la regione a statuto ordinario più piccola d’Italia, e con meno di 370.000 abitanti su 4.438 km2, è anche la regione con la più bassa densità di popolazione: 68 abitanti per ogni milione di m2 (la media italiana è di duecento abitanti per km2). Non meno importante è specificare che il Molise vanta anche la più bassa percentuale di furti, omicidi, e rapine della penisola: andateci e giratela tutta con calma e senza paura. Non subirete alcun danno.
Il Molise insolito e segreto content media
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Lucio Sandon
08 giu 2021
In MAGAZINE TraLeRighe
Il protagonista di questi racconti è un giovane veterinario, il dottor Gardenia, un veneto trapiantato alle pendici del Vesuvio, e che dopo un primo impatto difficile, si innamora dei luoghi e delle usanze. Nelle sue avventure in quella realtà difficile ma meravigliosa della provincia vesuviana, viene assistito dalle sue belle collaboratrici Marisa e Alessandra, mentre in alcuni dei racconti compaiono anche sua moglie, e Filofteia, la fedele domestica rumena. Il filo conduttore dei racconti è l’attività professionale del protagonista, dai primi passi ai giorni nostri, nel teatro del golfo di Napoli. In ogni racconto vi è il riferimento a un luogo storico, con curiosità poco note al pubblico, e spesso viene descritta una pietanza tipica della stessa terra, il tutto velato di autoironia e con uno sguardo divertito verso la natura e verso le persone con cui il dottor Gardenia viene a contatto, siano essi ricchi armatori o poverissimi derelitti. In uno dei racconti, le voci narranti sono quelle delle due assistenti, in un altro invece, è un grosso gatto ricoverato in clinica e rapito da una stralunata ammiratrice, a narrare le sue vicende. “Cavalli di Bronzo” descrive una buffa situazione di disagio mentale, che invece in “Bianchina” è descritta in modo più amaro e grottesco, mentre in “Languedoc”, “San Gennaro Blues” e “L’Isola dell’Imperatore”, i protagonisti sono facoltosi gentiluomini o gentildonne italiane o straniere. Sono i ricordi più notevoli di quarant’anni di carriera, iniziata come assistente all’università, continuata nel servizio pubblico e sfociata nella libera professione. Naturalmente ogni riferimento a fatti realmente avvenuti non è assolutamente casuale!
Il Mondo ai piedi del Vulcano content media
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Lucio Sandon

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